Chi ha frequentato un corso di teatro anche per una sola lezione, avrà senz’altro sentito pronunciare la parola “ascolto”. Perché la capacità di ascoltare è la base e se non ce l’hai puoi anche avere un talento insuperabile ma in scena non funzioni. Se t’innamori della tua intuizione e la segui a prescindere, senza tenere conto dello spazio, delle circostanze, del qui ed ora e soprattutto degli altri, fai schifo.
Il problema è che capita continuamente di scoprirsi in scena con il “pilota automatico” inserito, non si è mai abbastanza allenati contro questa trappola. Io, in compenso, sul piano ascolto mi sono allenata molto nella “vita reale” (che poi, sulla realtà della vita e la finzione della scena ci sarebbero parentesi da aprire, ma non ora, ché perdo il filo).
Ho ascoltato un sacco, soprattutto faccende di cuore, e ho investito parecchio del mio tempo a dispensare consigli assennati, ostentando cognizioni di causa a casaccio. E, grazie a questo mio talento, ho trascorso l’adolescenza e alcuni degli anni successivi a sentirmi definire “saggia”, “matura”, “comprensiva”, “empatica”, “disponibile” (e non nell’accezione interessante del termine).
Ora. A chiunque sia convinto che gli argomenti preferiti di ogni donna siano uomini, sesso e amore dirò una cosa scontata: No. E aggiungerò che io, personalmente, detesto ascoltare questi temi per i seguenti 3 motivi almeno:
1) Sono circa quattro anni che non mi capita d’innamorarmi, per cui se vuoi raccontarmi che ti sei innamorata o, peggio ancora, che uno si è innamorato di te io ti odio, perché se esistesse una giustizia a questo mondo al posto tuo ci sarei io.
2) Se sei in crisi va bene, perché mi fai sentire più fortunata, ma visto che poi sono in poche quelle che sanno regolarsi su quando sia l’ora di mettere un punto al dramma, va a finire che mi ritrovo a ripetere le stesse cose per giorni, settimane, mesi. Le stesse parole. Invano. Perché una donna innamorata non ti ascolta. Ed è piuttosto deprimente.
3) Se sei felice, ecco. Sono contentissima per te, perché sicuramente ti voglio bene. Però voglio che tu rifletta su questa cosa: le coppie felici, vissute dal di fuori, sono di una noia insostenibile e lo sappiamo tutti, altrimenti nelle serie tv non esisterebbero i conflitti e a quest’ora Ridge e Brooke sarebbero a Big Bear per celebrare le nozze d’oro soli come cani, visto che, a quanto mi risulta, la mantide s’è fatta inseminare da chiunque tranne che da lui.
A proposito di Beautiful, introduciamo un altro argomento importante: nessuno è entusiasta di interpretare la parte dell’attore non protagonista a vita. Mi sembra ovvio. Voglio dire, chi vorrebbe essere Darla? una donna che (tralasciando i facili commenti sulla scelta del nome meno azzeccato nella storia della tv) per vent’anni sta a guardare quello che fanno gli altri, senza fornire il minimo contributo, per poi guadagnarsi il suo posto nel mondo solo un attimo prima di partorire con dolore e morire schiantata in un incidente d’auto?
Per cui, ragazze, ve lo confesso: io mi sono licenziata anni fa. E mentre voi stavate lì e continuavate a raccontare avventure al mio cartonato, io sono fuggita dalla porta sul retro alla ricerca di qualche altro ruolo a caso. Così, anche solo per il gusto di variare. Sto studiando per un ruolo da cattiva, a dire il vero, anche se non mi ci sento portata, ma trovo che ne valga la pena perché i cattivi sono i più divertenti. E comunque non è stata proprio una mia idea, il primo a suggerirmelo fu un attore, una decina di anni fa, durante uno dei miei primi seminari teatrali. Lui, che conduceva il seminario e aveva indubbiamente una certa esperienza, nel corso di un esercizio mi disse: “Ok, è vero che sei giovane” (ed era vero sì, avevo 20 anni), “ma non devi trincerarti sempre dietro questa freschezza, altrimenti finirai a fare solo il ruolo dell’amichetta buona“.
Trovai la prospettiva sinceramente orribile, così decisi di impegnarmi su questo fronte e lui, per aiutarmi a perdere quella fastidiosa innocenza che rappresentava un ostacolo per la mia crescita artistica, al termine del seminario decise di darmi delle lezioni private a casa sua; funzionarono, credo, ma lui non lo seppe mai, perché abbandonò il cast il giorno dopo. E so che potrebbe sembrare l’incipit di una storia triste, ma tirate pure un sospiro di sollievo, perché vi assicuro che fu un pomeriggio di gioia. Di vera gioia.
Comunque, ritornando a monte, vorrei solo dichiarare questa cosa mettendola nero su bianco: io, quando sarà il mio turno, giuro che non vi dirò un cazzo. E non per timidezza o discrezione o pudore. Per pietà.