Archivi giornalieri: 12 gennaio 2012

Un treno che si chiama desiderio


Come si è detto, i mezzi di trasporto sono spazi molto teatrali: è una semplice questione di distanze, che ci costringe in qualche modo ad “avere a che fare” con l’altro o, per lo meno, che c’impedisce d’ignorarlo del tutto.
Un interregionale diretto a Udine, un giorno, mi ha regalato questa scena:

C’è una signora anziana che parla, parla un sacco: racconta, commenta, ricorda. Ha degli occhi molto blu, vivi, senza quel velo che spesso hanno gli occhi degli anziani. Ha proprio voglia di parlare, si vede. Accanto a lei un uomo di una ventina d’anni più giovane, si direbbe circa sessanta, (suo figlio?) sembra distratto, risponde a monosillabi, a volte grugnisce e basta.
Il treno si ferma alla stazione di Sacile e la donna s’illumina: “Ti ricordi”, dice, “quando siamo venuti a Sacile a mangiare i calamari fritti con la polenta?”. Lui non risponde. “Erano buoni…” continua lei, guardandolo. Lui non conferma, ma lei non sembra averne bisogno: se lo ricorda.

In arrivo alla fermata successiva i due si alzano. Lui raccoglie una borsa in fretta e furia, abbozza una specie di sorriso e con un impercettibile cenno del capo mi saluta e cerca l’uscita. Lei si alza con fatica, ma senza smettere di sorridere. Poi si rivolge a me: “Prosegue?” “Sì, fino a Udine”, rispondo. “Udine. Non ci sono mai stata, con tutte le volte che sono venuta a Pordenone! Io sono di Parma. Com’è Udine?” “Ah, molto piccola”, dico, come se le dimensioni di una città potessero avere un qualunque tipo di rilevanza in un giudizio su di essa. Poi aggiungo: “Parma dev’essere bella”. “Sì, è bella. Anche a Udine ci sarà qualcosa di bello da vedere…” insiste. Esito un secondo, poi rido. “Certo”, le dico, “come dappertutto”. Lei annuisce. “Abbiamo tanti bei ricordi” aggiunge infine, con una dolcezza che non credo di avere mai sentito nella voce di nessuno. E augurandomi “buona continuazione” raggiunge il suo compagno di viaggio.

E mentre la guardo scendere dal treno per un attimo sento affiorare il desiderio di arrivare al mio traguardo così: con quello sguardo, quel sorriso, e con quella dolcezza poter dire “abbiamo tanti bei ricordi”.
Perché in fondo credo che i bei ricordi avranno poco a che fare con le soddisfazioni che ci sforziamo di accumulare ogni giorno. Forse, chi lo sa, saranno molto più simili al cartello di una stazione e ad un piatto di calamari fritti con la polenta.